Gruppo di danza rinascimentale

dei Sestieri di Lavagna

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Domenica 16 maggio 2004
ore 16
Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
Genova, piazza Pellicceria

"Danza e teatro per il museo: due domeniche a Palazzo Spinola"

18 maggio 1622: è nato Ansaldo!
Musiche e danze nel suo Palazzo

Nell’ambito della mostra L’età di Rubens
Sezione a Palazzo Spinola: La dimora e la quadreria di Ansaldo Pallavicino

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leggi un testo dedicato ad Agostino e Ansaldo

La recente scoperta nell'archivio storico della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di un documento, avvenuta durante gli studi scientifici necessari alla preparazione della mostra, nel quale Agostino Pallavicino registra la nascita di Ansaldo, unico figlio maschio ed erede, ha permesso di accertare la data dell'evento, prima avvolta nel mistero: 18 maggio 1622. Proprio la ricorrenza della nascita di Ansaldo, figura di primo piano del collezionismo genovese di metà Seicento, ed "icona" della dimora di Pellicceria grazie ai due ritratti infantili di Anton Van Dyck e di Domenico Fiasella conservati nel Museo, ha suggerito la realizzazione di un "omaggio" dedicato al nobile genovese e al suo illustre padre, Doge della Repubblica nel 1637 (il primo a fregiarsi della corona reale dopo la proclamazione della Madonna Regina di Genova).

Domenica 16 maggio 2004, alle ore 16, nell’ambito degli eventi collaterali organizzati nella sezione distaccata della mostra L’età di Rubens. Dimore, committenti e collezionisti genovesi allestita presso Palazzo Spinola di Pellicceria, il gruppo di danza storica Le Gratie d’Amore dirette da Marco Raffa, il musicista Gian Enrico Cortese e l’attore Pier Luigi Curci presenteranno danze e musiche dedicate ad Ansaldo Pallavicino, il patrizio che fu proprietario del palazzo dal 1650 e a cui è dedicata la sezione dell’esposizione.

Lo spettacolo alternerà i brani musicali e le danze, tutti rigorosamente dedicati ad autori genovesi o attivi a Genova a cavallo tra Cinque e Seicento, a letture di frasi tratte da documenti di Ansaldo e Agostino a partire dalla notazione della nascita ai testamenti.

Sarà l'attore chiavarese Pier Luigi Curci a dar voce, con le loro stesse parole, ai due Pallavicino: uomo politico di prestigio il padre, grande committente il figlio, entrambi protagonisti del loro tempo.

Queste parole introdurranno Gian Enrico Cortese, che eseguirà brani di autori genovesi come Simone Molinaro e Giovanni Paolo Costa, maestri di cappella di Palazzo Ducale prima e dopo il 1636, quindi negli anni di maggior ribalta per Agostino Pallavicino; tra gli altri autori, Gasparo Fiorino, musicista calabrese autore di un'intera raccolta dedicata alle dame della nobiltà cittadina. Per l'occasione è stata scelta la canzonella "Volgete gli occhi a tanta meraviglia", vero e proprio inno alla bellezza, alla nobiltà e alle virtù di Genova e delle sue dame. In prima esecuzione moderna Cortese proporrà un brano di Francesco Rasi, musicista della corte di Mantova che Vincenzo Gonzaga portò con sé a Genova ai primi del Seicento.

Le Gratie d'Amore presenteranno la ricostruzione, su questi ed altri brani, di coreografie originali come il Ballo detto il Conte Orlando di Simone Molinaro, il Baile de Mantua o il Passo e mezzo sull'aria di "Volgete gli occhi".

L’evento avrà un prologo nell’atrio e proseguirà nel salone del secondo piano nobile a cui si accederà con il biglietto d’ingresso al museo.

Per informazioni: telefono biglietteria 010/2530454

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Domenica 16 maggio 2004
ore 16
Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
Genova, piazza Pellicceria

18 maggio 1622: è nato Ansaldo!
Musiche e danze nel suo Palazzo

Arciliuto e voce: Gian Enrico Cortese
Le Gratie d’Amore
Gruppo di Danza Storica diretto da Marco Raffa
Danzatori: Manuela Campodonico, Maria Letizia Caffese, Anna Carbone, Francesca De Zanchi, Cinzia Spaggiari, Massimiliano Melioli

Attore: Pier Luigi Curci
Costumi: Fernanda Venturini

Supervisione: Farida Simonetti
Consulenza storica: Gianluca Zanelli
Ricerche d’Archivio: Matteo Moretti
Segreteria: Loredana Peirano

PROGRAMMA

Parte I
- danza: Simone Molinaro - (ca. 1570 – 1636) - Ballo detto Il Conte Orlando
- Nascita di Ansaldo - 1622 -
Libro di conti di Agostino Pallavicino - Archivio Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Genova
- Francesco Rasi (1574-1621), – Aria francese "Or che a noi rimena l’alma primavera")
- danza:
Spagnoletto "Al modo di Genova"

II
- Applausi della Liguria nella reale incoronatione del serenissimo Agostino Pallavicino 
Dvce della Repubblica di Genova
– Genova, Giuseppe Pavoni, 1637
- Giovanni Paolo Costa (?- ca. 1640):– "Dalle spiagge più belle"
- danza: Anonimo XVII Sec. - Il Basso di Genova
- danza: Cesare Negri (Le Gratie d’Amore 1602) - Leggiadra Marina

III
- Anonimo [Girolamo Bartoli] Genova 1589: Lauda Giesù, Giesù, Giesù
- Testamento di Agostino Pallavicino - 1638 -Archivio di Stato di Genova
- danza: Gasparo Fiorino (ca.1550 - dopo 1574): Passo e mezzo sulla canzonella "Volgete gli occhi a tanta meraviglia"

IV
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Testamento di Ansaldo Pallavicino -1659 - Archivio Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Genova
- Simone Molinaro (ca. 1570 – 1636): Mottetto O vos omnes (mottetto)
- danza: Cesare Negri (Le Gratie d’Amore 1602) - Il Canario
- danza: Baile de Mantua (Ballo di Mantova – XVII sec)

Biglietti

Per la visita completa del museo, che comprende nel percorso la sezione della mostra:
Intero: Euro 4,00
Ridotto (per i ragazzi dai 18 ai 25 anni): Euro 2,00
Gratuito per i minori di 18 anni ed i maggiori di 65 anni
Libero accesso ai possessori della "Museum Card" dei Musei di Genova

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ANSALDO E AGOSTINO

di Marco Raffa

Chiunque visiti la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in piazza Pellicceria, che in questi giorni ospita una sezione staccata della mostra "L'età di Rubens", non può non rimanere colpito, tra i tanti capolavori, da due ritratti opera di Van Dyck e Domenico Fiasella. Nel primo, il più noto, un frammento di un quadro molto più grande, è rappresentato un bimbo riccamente vestito con un abito blu scuro decorato con piccoli fiori bianchi, il volto incorniciato da una gorgiera "a la confusion", il mantello e fiocchi dorati sui nastri che chiudono gli ampi calzoni al ginocchio. Nel secondo lo stesso bimbo, un po' cresciuto, è raffigurato insieme al padre: entrambi sono vestiti da viaggio, il padre veste lunghi stivali con speroni e ha la spada a bandoliera, il figlio ha un abito scuro, in una mano ha il cappello e indossa un colletto molto diverso da quello del ritratto precedente.

I due personaggi sono Agostino (il padre) e Ansaldo (il figlio) Pallavicino: i loro ritratti, i documenti del loro archivio, il palazzo che Ansaldo rilevò nel 1650 dal cognato Tommaso Grimaldi trasformandolo in uno scrigno di tesori d'arte molti dei quali ancora si trovano nell'edificio, raccontano una storia familiare complessa e per certi versi commovente. Una storia che sarà in parte svelata, domenica 16 maggio, grazie a uno spettacolo di musica, danza e letture teatrali intitolata "E' nato Ansaldo!" protagonisti il musicista Gian Enrico Cortese, il gruppo di danza Le Gratie d'Amore dei Sestieri di Lavagna diretto da Marco Raffa e l'attore Pier Luigi Curci con la supervisione del direttore del Museo, Farida Simonetti. I documenti d’archivio sono stati selezionati dal Conservatore della Galleria, Gianluca Zanelli e dal ricercatore Matteo Moretti. La segreteria è curata da Loredana Peirano, i costumi da Fernando Venturini.

Ansaldo nasce - la data esatta è stata scoperta solo pochi mesi fa, e la quasi ricorrenza di domenica ha suggerito il titolo dello spettacolo - il 18 maggio 1622, unico maschio ed erede di Agostino Pallavicino, personaggio di spicco della Genova del primo Seicento. Nel 1601 a 24 anni Agostino è Console delle Caleghe, nel 1621 ambasciatore presso papa Gregorio XV, nel 1625 Protettore del Banco di San Giorgio, nel 1629 ambasciatore presso il Re di Francia, nel 1637 doge della Repubblica, il primo a fregiarsi della corona regale dopo la nomina della Madonna a Regina di Genova. Morirà nel 1649. E Ansaldo? Perde la madre, Veronica Lomellini, nel 1623 quando ha soltanto un anno. Ma la seconda moglie di suo padre, Eugenia Grimaldi, amerà lui e le sorelle, Dorotea e Maria, come se fossero suoi figli, tanto che nel suo testamento Agostino Pallavicino stabilirà che il figlio "provveda a ogni necessità della matrigna e la accetti nella sua casa". Per quel figlio maschio tanto atteso, il futuro doge Agostino ha molti progetti, tanto da volerlo accanto a sè nei ritratti ufficiali (come il Fiasella, anche il frammento di Van Dyck pare in origine rappresentasse padre e figlio insieme). Nel suo testamento, anzi, lascia al figlio anche un'eredità morale: "Avendo fra le cose humane havuto sempre per oggetto principale de’ suoi pensieri la libertà e decoro della sua patria, esser sua mente e desiderio che il detto Signor Ansaldo debba far l’istesso in tutte le occasioni".

Forse, se fosse vissuto di più e in buona salute, Ansaldo avrebbe potuto coronare il sogno dell’augusto genitore. Ma il destino aveva deciso diversamente. Il figlio di Agostino morì infatti nel 1660 a 38 anni, durante un viaggio nelle Fiandre dove si era recato per curarsi in una cittadina termale vicino Bruxelles. Nella sua vita non ebbe mai incarichi politici, ma si distinse per le sue doti di finissimo intenditore d’arte e di collezionista amico del Grechetto e di Ferdinando Tacca, così come suo padre era stato committente di Van Dyck e Fiasella. Per tener fede agli impegni di suo padre spese ingenti somme per decorare con affreschi di Giovanni Battista Carlone la volta della chiesa di San Siro, e per sistemare la controfacciata dove sono conservate le statue di Agostino e la sua. Padre e figlio vollero essere sepolti qui, come la stessa Teresa Lomellino, moglie di Ansaldo, che un anno prima della morte del giovane consorte gli diede l’erede maschio, Nicolò Agostino: a lui, modificando il primo testamento, nel 1659 Ansaldo destinò il palazzo e la maggior parte delle sue risorse. Ma era scritto che i Pallavicino non conservassero a lungo la dimora di Pellicceria. Agostino, infatti, seguì la carriera ecclesiastica e i beni di famiglia passarono alla sorella Anna Maria, moglie di Gerolamo Doria, con cui comincerà il terzo periodo del palazzo. Ai primi del Settecento l’edificio passerà alla figlia di Anna Maria, Maddalena Doria maritata Spinola. E saranno proprio i marchesi Spinola, nel 1950, a donare il la dimora di Pellicceria allo Stato italiano. Di Ansaldo restano i ritratti, le opere d’arte della sua collezione e il rimpianto di un artista della seconda metà del Seicento, Salvatore Castiglione, che dopo la morte del nobile genovese, scrisse al Duca di Mantova: "Credo fatale la venuta di queste gioie [i dipinti di Gio. Vincenzo Imperiale] a Mantova perché la morte di Ansaldo Pallavicino prima, et del Principe di Molfetta Giovanni Filippo Spinola poi hanno affatto privata questa città di chi si dilettava e poteva spendere in pitture di questa qualità".

 

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Prossimo appuntamento per
"Danza e teatro per il museo: due domeniche a Palazzo Spinola"
Domenica 23 maggio 2004, ore 16
Invito ai segreti della famiglia Pallavicino
Un giorno a casa di Ansaldo

Testo di Mario Bagnara
Interpreti Carla Peirolero ed Enrico Campanati

 

LE GRATIE D'AMORE 

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